sabato 23 giugno 2012

Non reggo i cambi di temperatura repentini


Tuoni. Panni stesi infuriati dal vento. 
Noi invece continuiamo sulla nostra rotta, la connessione regge: navighiamo verso url inesplorate. 
Le tempeste oggi sono uno spettacolo da guardare seduti. 
Siamo pirati fasulli.
Faccio il caffè e guardo la polvere correre fuori, dal mio oblò. Siamo tutti al riparo, dietro le nostre tende.
Appesi, i miei calzini e le mie mutande rischiano di cadere sull'Arlecchino, ma aspetto a ritirarli (ognuno è trasgressivo a modo suo). 
Penso alle mollette, agli sforzi che stanno facendo. 
Realizzo che non vorrei mai nascere molletta. 
Realizzo che se credessi nella reincarnazione, la vita farebbe schifo.  Io farei schifo, o più schifo di ora.
Basta, adesso li tolgo da lì e li metto a posto. 
La piega dopo la tempesta.

martedì 19 giugno 2012

Hangover

Relazioni che non finiscono.
I postumi sono sempre qualcosa di più grosso e ingombrante di quello che li aveva provocati.
Lasciare attaccata la spina del ricordo, della cortesia, dell'affetto, del "già che ci sto"
Non saper rinunciare a qualcuno
Continuare a palesarsi nella sua vita
Come i commenti in bacheca o i "mi piace" sulle tue foto:
pisciatine giornaliere.
"Sono ancora qui! Mi vedi? Mi vedi?".
"magari ti vedi con un altro. Ma io, già sono ancora qua".
Ti sfrecciano accanto di scatto e non fai in tempo ad accorgerti che ti hanno attaccato un pesce d'aprile sulla schiena.
I tuoi principi del cuore adesso sono cani - o forse hanno sempre abbaiato ma tu sentivi solo "sei bellissima"
E ora marcano il territorio, ti si cuciono addosso come le ombre, come gli scontrini delle cose che ho consumato e che rantolano - "ciaf ciaf" - dal fondo della mia borsa, mentre cerco qualcos'altro.
Mi ricordano cosa ho fatto, dove ho bevuto, quando ho fumato di nuovo.
Non servono a un cazzo.
E la loro giornata è un interporsi continuamente tra te e un prossimo amore,
come il pasto del pranzo digerito male che ti si rinfaccia alla sera.
Come fai a cenare adesso? devi ricominciare da capo.
Riprenderlo e riscomporlo, a pezzetti, digerirlo appunto, ma di nuovo, e ancora e ancora.
E le risacche dei sentimenti sono proprio succhi gastrici.



lunedì 18 giugno 2012

Questa poi

Impara l'arte e mettila da parte (sì in freezer).
 
Gli annunci per le offerte di lavoro: nuove forme di talento letterario, innescano generi intertestuali assurdi e descrivono situazioni professionali surreali, dove non è più importante essere dinamici come una volta ma comportarsi come una proteina: “proattivi!”
Nel reclutamento per l’universo lavorativo della fuffa, ormai più che annunci si leggono manifesti artistici, missioni per crociati, dichiarazioni di indipendenza.
“Si assumo 3 candidati”,
“volontà ad imparare”,
“si lavora su obbiettivi raggiunti”,
traducibile in:

/vi offriamo un lavoro cazzo, che si fotta la grammatica italiana/.

Ultima perla, oggi pomeriggio.
Apro la posta e eccoli lì:
"Generazione Stage: Salta sul trampolino del lavoro (sperando che nella piscina ci sia l'acqua!)".


Soldatini

Muoviti, sii dinamica!
Ferma un attimo!
Sistemati i capelli!
Lasciali naturali!
Dimagrisci!
Mangia!
Studia!
Basta studiare, esci!
Guadagna!
I soldi non fanno la felicità!
Leggi!
Basta leggere!
Beh, non parli?
Stai zitta!
Vogliamo persone attive e solari!
Ridi troppo!
Giù queste spalle!
Dritta, stai su!
Truccati, sei pallida!
Fondotinta? toglilo!
Troppo corta!
Troppo lunga!
Apri!
Chiudi!
Levati!
Vieni qui!
Ho detto vieni qui!

Dove corri?


domenica 17 giugno 2012

Oceano urbano

Avete mai pedalato verso sera o di notte accanto agli autobus in corsa?
A voi agili e veloci che gli passate accanto, vi sembreranno grossi e lenti,
goffi nelle curve,
innocui giganti.
Avete mai sentito come sbuffano e ronzano?

Balene.

venerdì 8 giugno 2012

Mi allego

Gentile spettabile immobile - qual piuma al vento Esseerreelle (no non si dice!!),

sono una persona con una certa età.
Non voglio fare nessuna esperienza, vorrei banalmente lavorare, ricevere uno di quei stipendi di cui si parlava anni fa. Ne parlavano le Sacre Scritture. In quei giorni mio padre guadagnava.
Andavano tanto di moda gli stipendi tanto tempo fa, ma ora noi - si sa - siamo flashati col vintage.
Certo che ho esperienze precedenti, poco fa ho fatto la pìpì e pensi, faccio una carbonara che è una favola. Studi classici, capelli corti, penna blu, single, per me senza latte grazie. 
Vorrei candidarmi
Vorrei propormi
Vorrei avere l'opportunità
Vorrei l'occasione di
per questo stage
di imparare
di mettermi alla prova
Vorrei l'aperitivo formativo
Tanto fate così oggi no?
Tutto informale
Ciao! quanti anni hai! vuoi collaborare con noi! vuoi far parte del nostro tim!
vuoi LAVORARE PER OBIETTIVI?
scusate
Ma che cazzo significa?
Comunque sì voglio parecchie cose, ma se io non le volessi lei non avrebbe a sua volta uno scopo oggi.  Andrebbe a raccogliere margherite ma fuori piove e eccola qua, insomma è un circolo vizioso. Ma Monti? Che vergogna. Le lobby, la semiotica, i birkenstok sono sempre comodissimi. Ho fatto la hostess ma non c'entra con le birkenstoke (ma ci va la e alla fine o no?).
Mi ascolti, le mando il mio civù in allegato. In allegato, inallegato, inallegato, inallegato, maleducato, allineato, inanellato. C'ho messo un mese per farlo, 5 risate per farmi la foto da sola, tante canzoni per scrivere la sezione "Titoli". Lei non mi leggerà, lo so già. Mi leggerà sua figlia stasera, mentre scarabocchia il retro di questo foglio. Cia Martina, anche io ero una bambina tanti giorni fa. Tieni da parte i colori, nascondi le patatine sotto al letto e fatti furba come i piccioni che controllano quando arrivo sul balcone.
La cordialo , la saluto la conosco? no, ma allora cosa vuole scusi.
Le dirò ciao. Anzi dirò Salve, anche se per molti suona fascista a me piace da morire. E' morbido e accogliente. Ditelo a bassa voce al vostro gatto, farà fusa epiche.
Basta ora me ne vado, parto, vado via. Mamma installa skype, ti chiamo appena esco da lavoro.

martedì 5 giugno 2012

lunedì 4 giugno 2012

Animali da interno


Le commesse: apine laboriose.
C'è quella seccata e cupa a cui non interessa se cerchi la M.
Oggi c'è solo la L: pace.
Quanto le sei grata per la sua incapacità di starti addosso. Ma lei non lo saprà mai. Al che ti vengono in mente le quantità epiche di frutta esotica che qualche popolo indios porta in dono allo sciamano del villaggio. Lei sarebbe felice.

Poi c'è l'ostentatrice entusiasta, il prototipo "malocompranotutte!" o "guardal'hocompratoancheio!".
"Hai provato la L? guarda è meglio, calzano poco! ti conviene, al limite la fai restringere, così, costa talmente poco, sai una mia amica bla bla; ...la metti su tutto!".
Ah già, rieccolo: Tutto, vecchio mio, da quanto tempo.



Quando entri in un negozio diventi una pralina al miele.
Eccole le commesse, ti sciamano tutte addosso.
"CIAO! Bzz Bzz! Ti serve qualcosa? Chiedi pure! Bz!"
"no, grazie, per ora do solo uno sguardo".

"Solo uno sguardo" = /mollami/.
Darò un'occhiata veloce ed estremamente accurata per trovare quello che mi serve.
La tua presenza? un elemento di visual merchandising: sei un accessorio.

Oggi quello che mi serve, o mi piace, non c'è.
Troppo alta, troppo brutta, troppo volgare, troppo costosa. La scarpa giusta per me non abita qui.
Le ragazze nel negozio sono più delle scarpe invece, quando una parla le altre le fanno eco, cioè ridicono la stessa cosa a qualche altra cliente. Non sei speciale, toglitelo dalla testa.

Ecco che ti svolazzano attorno come colibrì strafatti.
Sono tutte uguali: medio-basse (credo faciliti l'effetto agguato); fanno aria quando ti sfrecciano accanto e ognuna ha un profumo ostentatamente diverso e deciso (la vanità non rispetta l'orario di lavoro).
Una più anziana sta alla cassa, muove le dita veloci ma ha il viso rilassato. Tana per l'ape regina.
Ma tu d'ora in poi avrai a che fare con le operaie.
Bzzz.....bz!
Arrivano.

“Voilà!” - ogni carneficina inizia con questa espressione.
"No ma io le vorrei tipo, così, però senza queste paillettes..."
“Le ho anche in oro!!” (fortuna sfacciata oggi)
"Sei sicura che non vuoi provare questo paio? vanno molto!"
Ma esattamente, scusi, dov'è che vanno? E poi "molto"?
Ma chi? Ma dove? Tua madre lo sa che ti pagano per sembrare una strafatta?
Ne porta altre. Sono palesemente non-come avevo chiesto. Si è sbizzarrita in magazzino, o forse le sono cadute addosso. Ne provo un paio per contentarla – grossa cazzata – ora tiro fuori la scusa che queste non vanno e il numero non mi sta.
Dio esiste: “Che peccato il 38 di queste non ce l'ho! Uff … (bzzz...)”.
Rieccola con un altro paio.
No, adesso basta.
Sto zitta e la fisso solo un momento. Spero di risultare insieme chiara, educata, ma risoluta per dio, risoluta.
Emetto un grosso sospiro, traditore di tanti sforzi:
"E' che non mi piacciono così, cioè sono molto carine [sorriso contratto] ma su di me non le vedo, non è il mio genere ecco [altro sorriso contratto]”.
Ho sorriso troppo ne sono certa. Però ha capito, sì ha capito, ma è palesemente incredula e soffre come un cane.
Alza le mani verso il cielo, scuote il capo.Immagino cosa pensa.

Sei impossibile, bzz! non ti piace niente, mi hai fatto portare qua tutte “le scarpe più belle”, io ti odio, “guarda che in giro non trovi qualcosa di diverso, bz! eh la moda è così eh ( "eh! eh!" ...eh cosa??)
Sei un alieno bzz!!, la mia peggiore cliente, sì proprio tu, come fa a non piacerti niente bzz!, nemmeno le mie, guarda che belle, bzzz!!"

Tu sorridi ma non mostri i denti stavolta, eh no.
Mi dispiace, ma non c'è storia.
A pranzo ho mangiato carne bovina: ho una dose d'assertività oggi che manco la Tatcher.
Ringrazio ed esco.



Vado in libreria, musica bassa, gente in silenzio.
Sono nel settore Viaggi e Tempo Libero.
Prendo una guida come fosse una reliquia:
“Goditi la pace dell'Oceano, fai lunghe passeggiate sulla spiaggia”.

C'è un asterisco in fondo alla pagina: “per le passeggiate sulla spiaggia di ciottoli si consigliano scarpe adatte”.